Mostra del Corso di Antropologia culturale, docente Giacomo Pozzi
L’antropologia culturale può essere definita come il sapere delle differenze e delle somiglianze culturali, rivolto alla comprensione della diversità e del mutamento culturale. L’antropologia si configura come una scienza sociale critica, in grado di cogliere e mettere in discussione la sua stessa natura. Grazie alla ricerca sul campo, all’etnografia, al costante decentramento dello sguardo e alla comparazione, emerge una disciplina inquieta, adeguata non solo a leggere tra le crepe delle complessità del mondo che ci circonda, ma anche a proporre strumenti in grado di agire consapevolmente, ma non senza dubbi, nei diversi contesti.
Uno dei caposaldi dell’antropologia culturale è stato fin dagli albori quello del “giro lungo”, un’espressione coniata dall’antropologo Clyde Kluckhohn. Questi sosteneva che per l’antropologo la via per ritornare a casa era il giro più lungo. Con queste parole intendeva dire che è necessario passare attraverso la diversità degli altri al fine comprendere meglio e più in profondità chi siamo, la cultura che ci caratterizza e la nostra collocazione nel mondo.
In un certo qual senso, l’arte, come l’antropologia, è un sapere del “giro più lungo”: per questo motivo, crediamo che questa definizione possa essere particolarmente adeguata a rappresentare gli esiti di un percorso di antropologia culturale svolto all’interno di un’istituzione dedicata alle arti.
La relazione tra il sapere antropologico e l’arte, infatti, è il punto in comune di tutti i lavori presentati nella prima mostra del corso, il cui scopo è stato quello di portare le studentesse e gli studenti a sviluppare una progettualità artistica che partisse da riflessioni etnografiche e antropologiche raccolte in alcuni brevi saggi. La lettura di questi ultimi, che spaziano dai soundscape in Papua Nuova Guinea agli usi sociali e politici dell’arte, dal valore collettivo della linea alla vita culturale degli oggetti, ha stimolato intuizioni e riflessioni, sviluppate artisticamente in direzioni molteplici, a seconda delle inclinazioni dei diversi gruppi di lavoro.