Giuseppe Fittipaldi
A.A. 2020-2021, incisione con punta secca elettrica su legno
Il progetto muove dall’idea di incidere dei testi personali su queste pagine lignee che formano due libri d’artista. Il primo, realizzato con una sezione di tronco d’arancio, contiene diversi inserzioni che sono quasi dei flussi di coscienza appartenenti a vicende soggettive, mentre il secondo, realizzato con legno d’ulivo, contiene delle frasi incise su ogni ‘’pagina’’ che vanno a formare un unico scritto. Queste opere nascono da un’esigenza di incidere dei pensieri e delle situazioni che ormai non mi appartengono più ma che hanno caratterizzato un periodo della mia vita.
Testi
Alla fine è stato tutto finto, tutto ben recitato. Catapultati in un teatro, tu sei stato il protagonista della storia mentre io il narratore. Devo ammettere che riesco a farlo veramente bene, illustro il racconto e cerco di portarlo avanti, tu ti lasci trasportare dalle parole mentre il pubblico sembra apprezzarne i movimenti. Il fiato si ferma, il sipario si abbassa e torniamo dietro le quinte pronti a scrivere un altro spettacolo perfetto per noi.
Asettico, penso di esserlo in questo momento. Incapace di provare emozioni, è colpa tua che hai reso tutto monocromatico da un momento all’altro, non ho avuto il tempo di scegliere neanche il mio colore preferito, avrei scelto il blu. Non ho ancora capito quale tinta ti soddisfa probabilmente sto diventando daltonico.
Ti guardo, rifletto, rimango in silenzio. Stupro la mia mente nel tentativo di capire cosa sta accadendo. La mano tiene incollate le labbra affinché non possa uscire nessun pensiero, non voglio farti capire niente, inizia a tremare, la saliva scarseggia e i miei occhi vedono la verità, ma tranquillo sarà il nostro piccolo segreto.
Adesso non ci credo, ancora ci penso ma è troppo pesante. Non avrò più la sensazione dei tuoi occhi sul mio corpo o i brividi simili a formiche frenetiche sulla pelle. È vero che si sente un vuoto nello stomaco anche dopo aver mangiato, credo di sembrare anche un po' ridicolo e per questo vorrei cancellare tutto come in quel film con Jim Carrey, sto finendo di stampare il copione così potrò iniziare a recitare.
Neanche questo dolore fisico mi allontana da quel pensiero assillante, ricordi indelebili impiantati nel cervello. Non vogliono andare via, più cerco di cacciarli più loro divorano la mia memoria. Non vorrei avere nessun posto che ti ricordi, ma ne sono circondato. Desidero sapere cosa passa nel tuo di cervello, se ho ottenuto un piccolo spazio in quella materia grigia, tu hai detto di sì, ma come faccio a credere ancora alle tue parole?
Sto piangendo, mi bagno ma nessun segno. Asciugo tutto con le dita, non voglio aprire gli occhi perché ho paura di vedere ciò che dovrebbe essere invisibile. Una ragnatela si attorciglia ai capelli
ma è tutta immaginazione, non è reale eppure la sento, un po’ come le lacrime ci sono ma non lasciano traccia per fortuna, altrimenti avrei il viso pieno di segni.
Spalanco gli occhi, rimango attonito. Come se fossi bloccato nel tempo, un filo rosso mi tange, spero mi attraversi, spero di ritrovare la mia Arianna in questo tempo oscuro e di richiudere gli occhi sapendo di aver ritrovato la ragione della mia esistenza, sto sparendo nel buio con la mia camicia di seta azzurra, la indosso sempre nelle occasioni speciali.
Oggi c’è il sole e i miei pensieri sono meno grigi, il vento ha spazzato tutto almeno per un istante, ma quando si attenua, un po’ ti penso. È una cosa strana, è come dare importanza ad un estraneo senza sapere il suo nome, tiro ad indovinare e cerco di aggiudicarmi il punto, ma ormai non è più il mio turno, accetto la sconfitta e cambio gioco.